lunedì 7 maggio 2007

Commento al libro "Introduzione alla rivoluzione informatica in architettura", prof. Antonino Saggio


Il testo è destinato ad un lettore attento alla tematica dell’informazione in rapporto con l’architettura; risulterà di non facile comprensione per i non “addetti ai lavori”.
Il libro parte dalla presa di coscienza di una rivoluzione che è in atto, che abbraccia molti e fondamentali aspetti della vita dell’uomo … la “rivoluzione informatica”. Analizza specificatamente l’evoluzione dell’architettura in questa nuova era, studiandola per categorie a varie scale e porta a riflettere su quale sarà il suo divenire.
Molti sono stati gli spunti per riflessioni personali che poi sono diventati temi di confronto con altri colleghi; come il computer che da una macchina a dimensione individuale, è diventato strumento per interagire con gli altri, si è integrato nelle case e talvolta è diventato addirittura un “confidente”, quasi un “parente”. (alcuni si rapportano con più facilità con un pc che con le altre persone).
Ha cambiato prima il modo di agire e poi di pensare, lo spazio, il tempo, la comunicazione e la vita dell’uomo.
Tra tutti i capitoli, quello che ha suscitato in me più interesse è quello relativo alla “Città”, in quanto sintetizza tutti gli argomenti trattati e ne è la manifestazione nella realtà.
In questo capitolo si ragiona sul ruolo dell’informazione nella nuova fase della ricerca architettonica ed urbanistica. Trovo molto efficace il metodo con cui viene affrontato il tema, poichè è identificativo di una tensione, relativa al cambiamento e che suscita crisi. Fondamentale è l’analisi sull’opposizione “in-between vs in-front”, quando si dice che l’informatica può creare “... edifici interattivi e vivi, reagenti al variare dei flussi e degli stimoli e dei desideri” e che “… il grande cambiamento tra l’era industriale e quella informatica […] pone al centro non più il tipo, lo standard, la serie, il prodotto, lo zoning, ma l’individualità e l’apertura al molteplice, l’inserimento delle ipotesi e non le teorie, la differenziazione e la soggettività dei desideri e dei progetti”.
Premettendo che vivo in un quartiere caratterizzato dalla multirazialità, come l’Esquilino a Roma, le domande che mi pongo sono: l’individuo è pronto a vivere in una “Città Integrata”? L’uomo è realmente disposto ad integrarsi in essa senza perdere la propria identità? Se non si creasse l’humus per far partecipare quelle parti di società che vivono passivamente questa rivoluzione, non si correrebbe il rischio di marcare il contrasto tra queste realtà urbane?

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