lunedì 7 maggio 2007

“HyperArchitettura – Spazi nell’età dell’elettronica”


RECENSIONE del libro di Luigi Prestinenza Puglisi, Testo & Immagine, 1998

Il titolo identifica efficacemente il tema analizzato e la frase che precede l’inizio fa capire come l’autore intende affrontarlo. In maniera analitica e costruttiva.

“My interest is in the future because I am going to spend the rest of my life there.”
(Charles F. Kettering)

Il libro è suddiviso per caratteristiche dell’”hyperarchitettura” che vengono confutate dall’autore sottoponendo ad analisi alcuni progetti realizzati da vari architetti ed alcune loro teorie.

Nel 1971 si sente già l’aria di una nuova era, sono prefigurati i concetti di sensorialità e di multimedialità nel Centro Pompidou; nello ZKM predomina l’immateriale, gli oggetti si smaterializzano e il contenuto subentra al contenitore. Nel 1992, in riferimento alla Biblioteca Universitaria di Parigi, Ito dice “la mia, è l’antitesi dell’architettura monumentale, degli edifici che vogliono vivere per l’eternità”, egli lavora spesso sull’immagine svuotata di ogni significato, uno stadio che ha raggiunto i sensi ma ancora non si è formalizzato nell’intelletto e in cui lo spazio appare non più come il vuoto in cui dimorano i corpi solidi, ma come il medium attraverso cui si diffondono le informazioni. La nuova architettura è l’arte dell’età dell’elettronica, cioè del computer e dell’informatica. L’elettronica è caratterizzata da tre parole chiave: Proiezione, mutazione, simulazione.
Eisenman denuncia nella House IV la preferenza per case fredde, indifferenti alle funzioni, secondo lui l’architettura, esattamente come un’opera d’arte concettuale, deve produrre straneamento. Wittgenstein vede la casa come “un tempio che ospiti le passioni, senza che interferisca con queste”, ovvero una casa che ospiti la vita, ma non abbia nulla a che vedere con essa.
Il concetto di mutazione viene poi sviscerato in più parti: la trasformazione, l’atomizzazione, la logicizzazione, la metaforizzazione.
Gli oggetti perdono la loro materialità e diventano informazioni. La forma si dematerializza, la costruzione perde solidità. L’involucro diventa sempre più secondario, mentre acquistano peso le prestazioni, i sistemi di rilavemento, i controlli bioclimatici, i dispositivi tecnici. McLuhan dice: “nell’edificio il sistema nervoso sta prendendo il sopravvento sull’ossatura e sulla muscolatura”.
La nuova architettura si pone con la natura in un rapporto non più di diversità, ma di integrazione.
L’edificio tecnologicamente avanzato vive di contatti con l’esterno, funziona come una pelle, un sistema nervoso, una membrana, mentre quello tradizionale trova il suo equilibrio nell’interagire il meno possibile con l’ambiente.

Alla fine, il lettore, come l’autore, (con un po’ di malditesta) si troverà in un vortice di domande, che riguardano il futuro. L’informatica con le sua potenzialità, ha aperto davanti a noi nuovi scenari e sta a noi scegliere se esserne protagonista o semplice spettatore.



"CENTRO POMPIDOU A PARIGI"




"Z.K.M."





"BIBLIOTECA UNIVERSITARIA A PARIGI"





"EISENMAN - HOUSE IV"





"WITTGENSTEIN A VIENNA"

AUTORITRATTO

Commento al libro "Introduzione alla rivoluzione informatica in architettura", prof. Antonino Saggio


Il testo è destinato ad un lettore attento alla tematica dell’informazione in rapporto con l’architettura; risulterà di non facile comprensione per i non “addetti ai lavori”.
Il libro parte dalla presa di coscienza di una rivoluzione che è in atto, che abbraccia molti e fondamentali aspetti della vita dell’uomo … la “rivoluzione informatica”. Analizza specificatamente l’evoluzione dell’architettura in questa nuova era, studiandola per categorie a varie scale e porta a riflettere su quale sarà il suo divenire.
Molti sono stati gli spunti per riflessioni personali che poi sono diventati temi di confronto con altri colleghi; come il computer che da una macchina a dimensione individuale, è diventato strumento per interagire con gli altri, si è integrato nelle case e talvolta è diventato addirittura un “confidente”, quasi un “parente”. (alcuni si rapportano con più facilità con un pc che con le altre persone).
Ha cambiato prima il modo di agire e poi di pensare, lo spazio, il tempo, la comunicazione e la vita dell’uomo.
Tra tutti i capitoli, quello che ha suscitato in me più interesse è quello relativo alla “Città”, in quanto sintetizza tutti gli argomenti trattati e ne è la manifestazione nella realtà.
In questo capitolo si ragiona sul ruolo dell’informazione nella nuova fase della ricerca architettonica ed urbanistica. Trovo molto efficace il metodo con cui viene affrontato il tema, poichè è identificativo di una tensione, relativa al cambiamento e che suscita crisi. Fondamentale è l’analisi sull’opposizione “in-between vs in-front”, quando si dice che l’informatica può creare “... edifici interattivi e vivi, reagenti al variare dei flussi e degli stimoli e dei desideri” e che “… il grande cambiamento tra l’era industriale e quella informatica […] pone al centro non più il tipo, lo standard, la serie, il prodotto, lo zoning, ma l’individualità e l’apertura al molteplice, l’inserimento delle ipotesi e non le teorie, la differenziazione e la soggettività dei desideri e dei progetti”.
Premettendo che vivo in un quartiere caratterizzato dalla multirazialità, come l’Esquilino a Roma, le domande che mi pongo sono: l’individuo è pronto a vivere in una “Città Integrata”? L’uomo è realmente disposto ad integrarsi in essa senza perdere la propria identità? Se non si creasse l’humus per far partecipare quelle parti di società che vivono passivamente questa rivoluzione, non si correrebbe il rischio di marcare il contrasto tra queste realtà urbane?

William Morris, 1881

“Il mio concetto di architettura abbraccia l'intero ambiente della vita umana; non possiamo sottrarci all'architettura, finché facciamo parte della civiltà, poiché essa rappresenta l'insieme delle modifiche e delle alterazioni operate sulla superficie terrestre, in vista delle necessità umane, eccettuato il puro deserto”